martedì 25 settembre 2012

"Papà, come faccio a calmarmi?"

Una bimba di sei anni gioca nella sua cameretta con il cuginetto di otto. Lui fa un po' il prepotente, lei rivendica la "proprietà esclusiva" dei suoi giochi, lui risponde a tono, lei gli lancia un gioco e lo colpisce, lui scoppia a piangere... Insomma: scene quotidiane di chi ha bambini. Nulla di nuovo.
Come non è straordinaria la sgridata da parte di mamma subito dopo e la conseguente arrabbiatura della bimba per "reato di lesa maestà".
Il papà torna a casa e trova mamma, zio e cugini che chiacchierano in sala mentre la sua bimba è in cameretta tutta sola che gioca nervosamente con il corpo del reato.
All'arrivo del suo papi la piccola scoppia in lacrime e comincia a raccontare l'accaduto (naturalmente dal suo punto di vista) inframezzandolo con immagini di altri avvenimenti della giornata e dei giorni scorsi: "Lui non può decidere dei miei giochi... E poi mi ha bagnato tutta la coperta con le sue lacrime. A te piacerebbe se ti bagnassero il letto di lacrime? E poi ha pianto un'ora. Io quando mi faccio male piango un poco ma poi smetto... E poi a scuola oggi la mia compagna mi ha fatto cadere e ho picchiato il ginocchio dove mi ero già fatta male. Sono caduta come te quando sei caduto nel bagno della nonna. Solo che io non ho picchiato la testa... E con mio cugino non ci gioco più, non lo guardo più in faccia. E neanche la mamma la guardo più, mai più...".
Il papà le dice di calmarsi e lei risponde:" Ma papà, come faccio a calmarmi?".
Bella domanda piccina mia.
Come si insegna ai bambini a gestire le emozioni? Come si fa a spiegare loro che quello che ci sconquassa lo stomaco può trovare una sua collocazione? Come farle capire che l'emotività deve andare di pari passo con la razionalità?
Soprattutto: come possiamo spiegare una cosa che anche noi adulti fatichiamo a comprendere fino in fondo?
Rabbia, paura, ansia, gioia incontenibile, ira... Sono emozioni che proviamo tutti i giorni e che tentiamo di razionalizzare. Ma non sempre ci riusciamo.
"Come faccio a calmarmi?" è una domanda da un milione di dollari, perché se ne fosse stata capace lo avrebbe già fatto prima dell'arrivo del suo papà. Ed è quindi anche una richiesta d'aiuto, un quesito che può anche spiazzare.
Le parole, l'esempio, un tono di voce dolce, un abbraccio, il contenimento affettivo, dei tentativi di spiegazione, di dare un nome alle cose, di ridimensionarle con esempi comprensibili. Queste le strategie usate dal papà. Corrette? Non lo so. Pedagogicamente pensate? In parte.
Sta di fatto che la magia si è compiuta visto che la bambina si è calmata, è tornata a sorridere, ha "perdonato" la sua mamma e le ha dato un bacio.
Ma in fondo, nel tentativo di gestire le incomprensibili emozioni, questo papà è stato aiutato da una cosa ancora più incomprensibile, meno razionale.
L'amore.
"Era difficile ricordo bene.
Ma era fantastico provarci insieme."
V. Rossi - Stupendo

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