giovedì 13 settembre 2012

Genetica o psicologia? La qualità della vita è la risposta

"...Però io non ho mai creduto a Barnard, il nostro dottore, quando mi diceva che l'autismo ha cause genetiche.
Una volta era tutta psicologia e adesso tutto genetica, gli obiettavo. A seconda della moda.
<Vero. In passato si tendeva a dare la colpa ai genitori, in particolare alla madre che non dà abbastanza calore, la cosiddetta madre frigorifero... A me pare più plausibile che sia scritto nei geni>.
<Ma le persone autistiche non hanno famiglia, quasi mai hanno figli. Com'è che l'autismo si diffonde sempre di più anziché diminuire?>
<Perché a furia di studiare comprendiamo meglio il fenomeno, e inquadriamo più correttamente i casi>.
<Quindi se continuiamo con gli studi potremmo addirittura scoprire che almeno la metà degli umani sono autistici o quasi o che lo diventeremo tutti...>
<Dai!>
<Barnard, quella dei geni è una colpa senza ammissione di colpa. I geni glieli diamo noi a questi ragazzi. Non li comperiamo in bottega. Per quale motivo non gli diamo roba buona? Siamo pessimi spacciatori di geni. Perché?>"
F. Ervas - "Se ti abbraccio non aver paura" - Marcos Y Marcos

 
Sto leggendo questo libro. Carino, anche se le descrizioni che mi avevano dato mi sembravano molto più entusiaste di quanto lo sia io durante la lettura.
Mi sono domandato perché: il libro racconta una storia vera, toccante, deflagrante se si riesce (cosa difficile) ad immaginare anche per un solo momento che potrebbe capitare a noi.
Ma questa cosa dei geni mi ha colpito. Perchè per Andrea (il protagonista del libro) pare proprio essere così: non sembrano esserci altre cause se non la genetica impazzita.
E mi sono domandato: e per i miei utenti? Si tratta di psicologia o di genetica?
Purtroppo sono abituato a lavorare con sistemi familiari multi-problematici, dove psicologia e genetica si fondono e si confondono. Ma sono strettamente correlate tra loro.
La genetica porta a problemi psicologici e comportamentali, la psicologia disfunzionale crea problemi comportamentali e psicologici.
A volte mi chiedo quale possa essere l'aiuto che un educatore e pedagogista riesca a portare. Altre volte le risposte mi arrivano come un fulmine a ciel sereno, dalla mia esperienza professionale e dai racconti e commenti di chi mi legge. Che mi ricordano ogni giorno (anche se non serve, ma fa sempre bene) che il nostro è un lavoro importante.
Ma la genetica? Cosa possiamo contro la genetica?
Credo proprio nulla: si tratta di cellule impazzite, di casualità, di un disegno superiore che non possiamo e non riusciamo a comprendere.
Ma poi mi ricordo di un concetto fondamentale: la qualità della vita.
Ogni individuo ha diritto alla miglior qualità della vita che gli possa offrire la sua situazione personale e familiare.
Ed è qui che - a dispetto della genetica - rientra in campo, prepotentemente, la pedagogia.
Sono gli affetti e le relazioni il cuore caldo e pulsante della qualità di vita, per chiunque. E amore pedagogico e relazione educativa sono il fulcro del nostro lavoro.
Ed ecco ritornare la motivazione, la forza del nostro agire quotidiano.
Andrea (il protagonista del racconto) nonostante il suo autismo compie un viaggio in moto per tutta l'America seduto dietro suo padre: che a volte sembra voglia scappare dall'autismo (per ritrovarselo costantemente abbracciato alla schiena) e a volte sembra invece rincorrere qualcosa che ancora non riesce a raggiungere. Mai non è mai da solo, sempre insieme ad Andrea.
In una splendida metafora educativa che ci racconta che l'importante non è la meta, ma il viaggio.
Viaggio che ogni educatore, tutti i giorni, compie accompagnando qualcuno verso la sua qualità della vita. Ovunque essa sia.

3 commenti:

  1. l'ambiente...l'importanza dell'ambiente!!! molte volte capita che la genetica come la psicopatologia scatta a causa dell'ambiente, a causa di situazioni stressanti/traumatiche...magari con un'altro tipo di ambiente sarebbero rimaste latenti per sempre permettendo uno stile di vita diverso, forse megliore...oppure no!!! Ma ecco dove interviene l'educatore nell'elementto più importante, che tiene unito, in relazione il tutto... l'ambiente!!

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  2. Argomento molto interessante! Ma quando l'educatore deve intervenire a posteriori, quando la psicopatologia o la genetica sono già ad uno stato manifesto? Un conto è la prevenzione (tasto intoccabile in questo periodo di crisi economica), un conto è cercare di "salvare il salvabile". Quale intervento educativo possibile? Apro volentieri la discussione...

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  3. La qualità della vita è un termine molto interessante. Fa partire molte domande e dà l'avvio a molte riflessioni. Siamo sicuri che questa espressione abbia per tutti lo stesso significato? C'è un sentimento comune che vede la qualità della vita come possibilità di scelta, di decisione, come possibilità di decidere l'indirizzo della propria vita. Di fronte a questa visione le persone delle quali mi prendo cura appaiono deficitarie. Loro vivono in una struttura sanitaria residenziale, sono assistiti, curati, seguiti da professionisti, ma c'è molto poco che possono decidere sulla loro vita. Cosa posso fare quindi io, educatrice professionale, per loro e insieme a loro? Posso rendere questo ambiente un luogo sereno dove abitare, posso creare relazioni piene di calore, di ascolto, di valorizzazione di tutto ciò che può essere valorizzato. Certo, non sempre ci riesco, a volte dico e faccio cose di cui non vado troppo fiera, però questo rimane l'orizzonte ultimo del mio lavoro.

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