sabato 28 luglio 2012

La progettazione dei servizi e degli interventi educativi: un processo circolare

Il tema della progettazione è stato studiato, dibattuto ed ampiamente analizzato da professionisti, pedagogisti, psicologi ed educatori.
Ed è giusto che sia così perché la progettazione è una delle fasi fondamentali nella pedagogia.
Per questo vorrei dire la mia! 
Principalmente perché quasi sempre si parla di questo tema come di una fase precedente all'avvio di servizi e all'attuazione di interventi educativi, in più perché (ebbene si, lo ammetto!) mi piace dire quello che penso in merito alle cose.
Come prima cosa farei una distinzione fondamentale tra progettare un servizio educativo (una comunità per minori, un micronido, un centro estivo, un tempo famiglia... o qualsiasi altro servizio) e progettare un intervento educativo.
Un servizio educativo ha bisogno di una progettazione "preliminare" perché è fondamentale stabilire quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere, che tipo di utenza accogliere, quali e quanti strumenti educativi si possono utilizzare. Ma questo significa semplicemente disegnare la cornice del setting.
Creare la cornice del setting è il momento in cui si stabilisce il contenitore all'interno del quale l'agire educativo dovrà essere orientato.
Non è però possibile progettare in maniera rigida un servizio (oltre al contenitore) in quanto gli atti educativi che vi si svolgeranno dipendono da una serie di variabili che non possono essere stabilite a priori: la tipologia e le caratteristiche individuali dei fruitori del servizio, il carattere degli operatori che vi lavoreranno, come le relazioni tra gli utenti e tra gli educatori influiranno sull'evoluzione del servizio, i progetti educativi individuali (che non si possono stabilire a priori) che si costruiranno all'interno dell'équipe.
Poiché tutte queste variabili potranno essere verificate solo successivamente all'avvio del servizio e - comunque - in itinere (perché non si tratta di variabili fisse in luoghi educativi che hanno come obiettivo l'evoluzione e il cambiamento) occorrono sempre dei momenti di verifica e di eventuale rimodulazione di alcuni aspetti della cornice del setting.
Le verifiche e gli eventuali "aggiustamenti" fanno quindi parte del processo circolare che io identifico come "progettazione": un movimento dinamico, mai terminato e sempre fondamentale.
La differenze tra la progettazione di un servizio e di un intervento educativo sta in una caratteristica fondamentale: costruire la cornice del setting di un servizio può essere definito come un "processo di pensiero in assenza di azione" (cioè un pensiero che si fa in una sorta di "laboratorio" dove l'azione in sé è momentaneamente sospesa); agire un intervento educativo presuppone invece cuna progettazione in fieri in quanto è un atto in cui pensiero e azione si svolgono quasi nello stesso momento, in un continuum incatenato dei due aspetti.
Certamente - anche nel caso di un intervento educativo - l'educatore può contare sulla cornice del setting entro cui si muove, gli obiettivi che vuole raggiungere e una serie di strumenti che ha a disposizione. Ma l'evoluzione dell'intervento in sé è un percorso assolutamente dinamico ed imprevedibile perché caratterizzato dall'interazione tra educatore ed educando. Ed evidentemente non è possibile prevedere che tipo di reazioni avrà l'educando.
Occorre quindi che l'educatore possieda una caratteristica molto importante (da tenere in costante allenamento) che è la flessibilità, pur nella fedeltà della cornice e degli obiettivi da raggiungere.
Anche in questo caso la fase di "progettazione" deve quindi intendersi come un processo circolare fatto di sollecitazioni, valutazione delle retroazione e riprogettazione (immediata) dell'interazione successiva. Un educatore che ha a che fare con un minore disagiato, con un disabile, con un tossicodipendente, con un malato psichiatrico nel momento in cui agisce il suo intervento educativo deve essere pronto a cambiare strada, strategia e strumenti in tempi molto brevi rimanendo però fisso sull'obiettivo da raggiungere e nel rispetto delle regole del setting.
Sicuramente altri "luminari" avranno già esplicitato in modo più esauriente questo aspetto della progettazione, ma - poiché nel corso della mia professione - mi confronto tutti i giorni con la difficoltà e la fatica di restare all'interno di questo complesso processo ritengo importante tenerlo sempre a mente e aprire un possibile canale di discussione di riflessione in merito.
Qualcuno ha qualcosa da aggiungere?

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